domingo, 21 de outubro de 2012

MESSAGGIO di PADRE PIO ad UN’ANIMA di Don Giuseppe Tomaselli


MESSAGGIO di PADRE PIO ad UN’ANIMA di Don Giuseppe Tomaselli – sacerdote salesiano




INTRODUZIONE


Padre Pio da vivo appariva a molti per bilocazione; anche dopo la morte continua a manifestarsi a certe persone.


È apparso ad un'anima privilegiata ed ha dettato il seguente messaggio. Si riporta fedelmente.


Padre Pio è apparso circonfuso di luce meravigliosa, in mezzo ai fiori e circondato dagli Angeli. Le sue piaghe erano luminose, ma più che tutto la piaga del costato. Sul petto aveva una Croce, però senza Crocifisso. Il Crocifisso era lui.


Caro fratello,


Scrivi; non aver paura! Sono Padre Pio! Viva eternamente Gesù Re e Padrone di tutto l'universo!


Dal trono della mia gloria faccio giungere a te la mia parola, mentre sei nel mare tempestoso della vita umana, che si dibatte e nuota nel letamaio di ogni sozzura.


Io, Padre Pio, amante di Gesù Crocifisso, copia vivente della sua vita crocifissa, ho il permesso di comunicarti quanto mi è avvenuto appena spirato.


L'Onnipotente Iddio, giustissimo ed amabilissimo, ha permesso che l'anima mia rimanesse ancora per tre giorni nel globo terrestre, ai piedi del Tabernacolo, per riparare tutte le irriverenze che si erano commesse a causa della mia presenza affollata ed attenzionata nel luogo santo di Dio.


L'essere rimasto tre giorni ai piedi del Tabernacolo non vuol dire discapito della santità, che l'infinita bontà di Dio ha voluto elargirmi.


Nell'istante del mio trapasso ho compreso nella luce di Dio il bisogno di un atto completo di riparazione, per tutte le anime che hanno commesso per tanti anni per causa mia tante mancanze di riverenza innanzi al Santissimo Sacramento.


L'anima innamorata di Dio, conoscendo alla luce del Sole Eterno che si avvicina la bellezza di Dio, si precipita da se stessa a donare al Signore l'ultimo attestato d'amore e di riparazione. Quindi nulla di strano quei tre giorni di riparazione. Contemporaneamente sono stato degno di essere simile a Cristo sino all'ingresso della fulgente gloria che mi attendeva.


Non è rimasto Cristo tre giorni e tre notti nel sepolcro? E il corpo verginale della dolcissima nostra Mamma Immacolata non è rimasto sulla terra tre giorni e tre notti?


Imperscrutabili disegni divini che la ragione umana stenta a capire!


Ma mentre l'anima Santissima di Gesù godeva la gloria beatifica della sua Divinità nel seno del Padre suo Celeste, per me i tre giorni passati ai piedi del Tabernacolo sono stati un po' penosi.


Poi l'anima mia vibrò il suo volo, sostando nelle mansioni del Cielo per contemplare tutta la grandezza di un Dio Onnipotente. Dopo varcai la soglia ultima, ove l'anima mia inabissandosi contemplò tutti gli arcani che si godono nel Paradiso.


Non parlo del gran premio dovuto a tante mie sofferenze, poichè, se mi fosse stato possibile, avrei preferito rimanere sulla terra a soffrire sino alla fine del mondo, per riparare una sì grande Maestà Divina tanto oltraggiata e per potere salvare ancora altre anime.


Oh, anime trasandate, avvalorate la vostra esistenza! Fatene grande tesoro per la vita eterna!


La mia missione però continuerà ancora; non sarò inoperoso; accompagnerò le anime che mi furono care, vigilerò quelle vacillanti nella Fede. Sarò con voi finchè disporrà così la Divina Volontà.


Invocatemi nei vostri assilli penosi, nella tormentosa valle di lacrime! Vi aiuterò e vi assisterò affinchè non vacilli la vostra Fede e rendiate gloria al Signore, che vi ha creati dal nulla.


In Cielo sono in continuo colloquio con Dio per salvare le anime; ma specialmente ricorro alla Regina del Cielo e della terra; assieme alla Madonna svolgo la mia missione ... E’ tempo di grande corruzione nel mondo, ma è anche tempo di grande misericordia da parte di Dio, che ancora attende affinchè i suoi meriti infiniti vengano utilizzati.


Ti ho detto che il Purgatorio l'ho fatto ai piedi del Tabernacolo; così è piaciuto al Signore. Potevo farne di più e diversamente.


Il mio Purgatorio l'ho fatto in vita sulla terra, segnato dalle Piaghe di Gesù Crocifisso e con l'anima continuamente in una penosa angoscia, simile a quella che patì Gesù sulla Croce nella sua dolorosa agonia. Ho potuto vivere tanto per l'assistenza che mi donava il Signore.


Vuoi sapere quale sia la mia gloria? Puoi formarti una pallida idea.


Vi sono delle gioie paradisiache che si esplorano sempre più e si rimane sempre estasiati. Però non è per tutti la medesima gloria. L'anima che ha amato di più, che ha sofferto di più e che si è conservata nella vera purezza, quest'anima è capace di gustare il mistero comprensivo della Celeste Gerusalemme.


Io mi trovo accanto al mio caro Padre Francesco, circondato dai Serafini e dai Cherubini, i quali osannano l'inno dell'amore e della gloria.


Nel mondo si vive senza Fede, oppure con Fede languida.


Quelli che sono un po' vicini al Signore, potrebbero lavorare di più ed impreziosire l'anima di succhi vitali.


Beate quelle anime, che da api industriose arrivano a raggiungere la meta celeste con la loro corona sul capo ben formata!


Intanto si pensa a godere nel mondo e si pecca tanto. Ci sono minacce di Dio inesorabili. Tutta la Corte celeste adora e supplica l'Onnipotenza Divina affinchè si plachi. Quindi ... pregate tutti ed offrite!


Tutti dicono: È morto Padre Pio! E' morto Padre Pio! -


Ma come si dice « morto » chi raggiunge la vera vita, l'eternità?


L'anima immortale lascia la sua spoglia corporale per godere la vera felicità. Morti sono tutti quelli che vivono lontani da Dio, senza vivere la vera vita, cioè la grazia divina. L'anima morta alla grazia, vivendo nelle tenebre, ha il suo corpo come un cadavere ambulante, senza consistenza essenziale. Tutta la vita che anima il corpo è la sostanza reale diffusa dalla vita dell'anima. Quindi quel titolo di « morte » per i seguaci di Cristo è assurdo. Si dovrebbe dire « passaggio », « viaggio alla casa paterna».


Nel mondo si viaggia tanto, conducendo la propria anima nel misero frale che la racchiude; quindi sono le facoltà intellettuali che agiscono, protette dall'anima.


Guai a quelli che non conoscono bene cosa significhi passare dalla terra all'eternità! Si sente grande paura perchè non si vive di realtà vitale; per tal motivo si dà molto adito all'umanità, vivendo una vita di mezze misure.


Amate la vera vita che vi conduce a Cristo! La carne deve servire di strumento per tesoreggiare il viaggio per le nozze eterne! Niente paura! Chi sa viaggiare, troverà il suo trionfo, il trionfo di aver bene custodito il tesoro dell'anima immortale in una spoglia terrestre, il corpo, il quale alla fine risorgerà splendente per godere la beatitudine celeste. Più il corpo si tiene a freno mortificandone le forti passioni, più si mantiene nella purezza, più serve per operare il bene e maggiormente risplenderà nella beata eternità.


La morte non è morte per chi ha vissuto la vita di Cristo, ma è vita. L'anima è il centro vitale di tutto l'essere umano; appena lascia il corpo, si lancia come freccia a Dio, Fonte di vita, per iniziare la vita senza fine. Stando così le cose, le anime in grazia di Dio non devono sentire quel senso di terrore all'approssimarsi dell'ora suprema dell'incontro con il Creatore.


Da parecchi sono stato giudicato scontroso, irascibile.


Eccone il motivo! Quante lotte intime dovetti superare contro il nemico dell'orgoglio, che a volte fortemente mi molestava e quindi in certe circostanze propizie dovevo agire diversamente.


Ma non si deve facilmente giudicare un'anima, che umilmente ama, serve e si sacrifica per la gloria di Dio.


Caro fratello in Cristo e con Cristo, ti raccomando di occuparti attualmente come poter onorare sempre più la gran Madre di Dio e Madre nostra.


Se tu fossi in Cielo, notando ciò che d'impuro regna nel cuore dell'uomo e come l'uomo vorrebbe capovolgere i piani di Dio manifestati attraverso la Redenzione umana per mezzo di Maria Immacolata, tu ti vorresti precipitare, se ti fosse possibile, sulla terra per manifestare al mondo la verità infallibile del Verbo Incarnato nel seno purissimo di Maria Vergine, per opera e virtù dello Spirito Santo.


Pur sapendo tu tutto ciò che vi è nel mondo, non puoi arrivare a comprenderlo pienamente, non trovandoti nell'eterno splendore di Dio.


Quanta costernazione ed anche paura, per esprimermi umanamente, reca in noi l'Infinita Giustizia di Dio che, vuole procedere nel vedere la sua Infmíta Maestà vilipesa ed oltraggiata!


Tu, fratello mio, vorresti comprendere come i Beati possano godere e contemporaneamente avere costernazione e paura.


Sappi che essendo noi felici in Cielo, siamo costretti ad umanizzarci per farci comprendere meglio.


Non fu costretto ad umanizzarsi il Verbo di Dio, Gesù, per salvare l'umanità? Nulla perciò di strano se noi ci manifestiamo dolenti ed addolorati e se potremo assistere terrorizzati davanti alla grande sventura terribile che colpirà tutta l'umanità inquinata nella colpa senza via di scampo.


Gli Angeli, pur essendo Puri Spiriti, quando occorre non prendono le forme umane? Tutto è possibile a Dio, purchè Egli lo voglia.


La manifestazione dolorosa deve apparire tale, quanto è costata alla redenzione di un Dio Onnipotente, di modo che l'uomo s'immedesimi dell'orrore che desta a Dio la sua presenza tenebrosa.


Quando il cielo è sereno e brilla il sole, l'uomo è felice di poter agire comodamente e senza incontrare ostacolo; ma quando il cielo si mostra offuscato e promette una torrenziale pioggia, allora sì che l'uomo prende dei provvedimenti per riguardarsi ... sempre volendolo.


Quanti scopi nefandi di libertinaggio immorale!


I cattivi, volendo mascherare la loro corruzione, vogliono offuscare o annullare gli attributi di Dio nella creazione e nella Redenzione per l'uomo caduto ed adesso depravato da tante nefandezze.


Il mondo cammina nelle tenebre; non vi è più via di scampo; peggio di Sodoma e Gomorra dovrebbe essere colpito ed addirittura ridotto nel nulla.


Non tardare a stillare un po' di luce del Cielo nelle anime; ma prima di tutto questa luce dovrebbero riceverla le anime consacrate... rimodernate..., che vogliono cambiare la Manna Celeste con le ghiande degli animali immondi.


Cosa succederà nel mondo? ... Di fremiti angosciosi è pervasa la nostra gioia nel Cielo, poichè tutti abbiamo degli esseri umani sulla terra che ci appartengono. Premùrati! Non aver pausa di riflessione! Scrivi, parla, scuoti i cuori che si vogliono ingolfare nel letamaio.


Sono più di tutto i nostri Fratelli Consacrati quelli che amareggiano il « Pane della Vita », perchè incominciano a marcire la loro condotta.


Che prospettiva trafiggente! ... Che Babilonia di vedute! ... L'ora è gravissima e per i primi saranno loro ad essere coinvolti dalla bufera, poiché per loro e per mezzo di loro si attinge tanto male nel mondo.


Metti in atto il tuo programma:


1° Manifestare al mondo l'Immacolatezza di Maria Vergine;


2° Manifestare che le Anime Consacrate, non volendo seguire le norme della purezza e della continenza verginale, non sono degne di rimanere nel servizio di Dio presso i Tabernacoli Santi.


Occorre molta preghiera, un po' di penitenza, più vicinanza verso Gesù Eucaristia, più dedizione ed immolazione. Ci vogliono delle vittime che riparino, delle anime ostie, delle anime pure. La sofferenza delle anime pure penetra i Cieli.


Che non dormano i fedeli! Aiutino gli interessi del loro Creatore; evitino i passatempi inutili, la televisione a lungo tempo!


Privazione, penitenza, zelo per la gloria di Dio!


Ti propongo di manifestare al mondo ancora due problemi importanti, che si valorizzano tanto nella Gloria Beatifica, ove ci troviamo.Se ci fosse possibile scendere sulla terra, saremmo pronti a venire per tesoreggiare ognuno di noi quei vuoti, grandi e piccoli, sfuggiti inutilmente per il tempo perduto.


Dio ha creato l'uomo, non per perdersi nel tempo, ma per salvarsi e santificarsi per mezzo del tempo, utilizzato per la Celeste Patria che attende tutti.


È la perdita del tempo passato inutilmente nel peccato, che gradatamente trascina nell'inferno.


In secondo luogo, inculca la necessità di vivere alla presenza di Dio. Com'è importante vivere alla presenza di Dio!


Il Signore stesso disse ad Abramo, quando lo costituì padre di grande generazione: Cammina alla mia presenza e sii perfetto! -


Giuseppe, figlio di Giacobbe, invitato a fare il male in casa di Putifarre, si rifiutò energicamente dicendo: Come posso io fare una cattiva azione alla presenza del mio Dio? - In conseguenza di ciò fu calunniato e poi rinchiuso in una prigione.


Ma il Signore era con Giuseppe e lo premiò facendolo entrare nelle grazie del governatore della prigione, il quale gli affidò tutti i prigionieri e tutti stavano ai suoi ordini.


Inoltre il Signore lo premiò dandogli il, dono della Profezia e così uscì dalla prigione e fu costituito vice Re d'Egitto.


La casta Susanna, invitata a peccare, al pensiero « Dio mi vede! » disse il suo « no » risoluto. I tentatori delusi costruirono una calunnia e la condannarono a morte.


Il Signore volle premiarla e mandò il Profeta Daniele a scoprire la calunnia. Furono condannati gli accusatori di Susanna ed essa fu liberata da quell'infame calunnia, che doveva condurla al martirio.


Problemi importantissimi sono questi degli ultimi tempi tanto peccaminosi di scandali! Si vive come se Dio non esistesse e quelli che conoscono la divina esistenza, cercano di sfuggire il loro sguardo da Dio per non procurarsi preoccupazioni nella libertà della loro condotta traviata.


Tante anime si pascolano a conoscere ed a sapere quello che io abbia fatto e detto a San Giovanni Rotondo; ma non si sanno fermare ad una base ferma e convincente.


Ti raccomando di insistere per fare progredire l'amore ed il bisogno verso quell'atto supremo dell'infinito amore che ha prodigato Gesù nel donare tutto se stesso senza limiti alle anime.


Che si senta questa gratitudine verso Gesù Eucaristia e che si metta in pratica! Il Tabernacolo è la sorgente della vita; è sostegno, pace, aiuto, conforto delle anime affrante.


Si deve andare a Gesù con vera fede e non per abitudine, per dimenticarlo al più presto possibile! Vivere di fede, di quella fede viva che trasporta le anime verso le cose sublimi e non tuffarsi troppo sulla terra!


Il mondo è un passaggio. Si sappia lottare per svincolarsi dalle cose fugaci.


Se le anime non si avvicinano spesso al Fuoco Eucaristico, rimangono assiderate, senza slanci, tiepide, disadorne. E che ne riceve Gesù di consolazione da queste anime, che non hanno la forza di saper volare al di sopra di tutto il creato?


Si deve vivere assodate nella convinzione pratica per come si deve amare e servire il Signore.


Oh, se le anime conoscessero bene e avvalorassero il grande dono di Dio, rimasto vivente sulla terra, come si vivrebbe diversamente la vita!


Dal Tabernacolo si attinge ogni tesoro; l'anima si beatifica e vive trasformata in Dio. Senza sentire fame e sete del Dio Vivente, si vive una vita vuota, oscura, la quale non riceve alcuno incremento.


Si attribuiscono a me miracoli, profezie, bilocazione, stimmatizzazione, ecc. Ma io non sono stato altro che un indegno strumento del Signore. Senza la pioggia caduta dal cielo, la terra non produce che triboli e spine.


In qualche modo Gesù si deve servire di qualche anima per dimostrare al mondo la sua esistenza e la sua onnipotenza. A tante anime il Signore ha donato tante grazie, ma poi se l'è ritirate, perché vuole la corrispondenza. Il seme deve germogliare; il terreno deve essere fertile.Solamente si deve sapere accogliere Dio ché bussa e se non si apre generosamente ad accogliere la sua visita ... passa oltre ... non si ferma a fare la sua dimora; occorre disposizione e questo è dovere; il rimanente lo fa Lui e lo sa fare bene.


L'anima però che cerca e vuole la visita di Dio, si deve appartare dal frastuono del mondo.


Il buon Dio ha trovato me ... solitario e nella preghiera; ha bussato alla porta del mio cuore ed io l'ho accolto, pensando che era doveroso accogliere un Dio che mi aveva creato.


Amare Dio è il massimo dovere della vita ed io l'ho compreso fin da bambino, come lo comprendono anche adesso tanti bambini non ancora avviziati dal mondo.


Sono le famiglie che tengono la porta chiusa alla luce del sole! Sono le famiglie sciupatrici del tempo attorno al televisore, circondate dai loro piccoli! Attendono con ansia le puntate interessanti e non si preoccupano dei piccoli che attingono tanto veleno nei loro cuoricini innocenti ... e quindi il Signore passa!


Questo è il tempo attuale: il passaggio di Dio, senza donargli la libertà di fermarsi! E poi ... povere famiglie, che di una casa formano una stamberga di ribellione!


Io, per grazia di Dio, ho riempito la mia giornata e credo di aver fatto il mio dovere nel donare all'amore tutto ciò che Lui per amore ha donato a me lungo il suo Calvario.


Se si sapesse quanto viene centuplicatamente ricompensato da Dio ogni minimo atto, fatto per amor suo! A tutte quelle migliaia di persone che sono venute a trovarmi a San Giovanni Rotondo, non badando a scomodità e sacrifici, domando:


Avete cambiata la vostra condotta? Quali frutti avete ricavato nell'avvicinare un povero servo di Dio? Se foste tutte cambiate, avreste portato la luce nel mondo. I vostri contatti con me hanno portato pochi frutti, altrimenti il mondo non peggiorerebbe sempre più!


Pensate: Se il seme sotto terra non muore, non prende radice; se l'uomo non muore a tutte le inclinazioni della carne, non può avere vita.


L'uomo e la donna, nel paradiso terrestre, non hanno saputo nè lottare nè vincere la lotta diabolica dell'orgoglio e sono stati vinti, caduti nelle zampe di Satana; il loro peccato é caduto su tutta la generazione sino alla fine del mondo e quindi la lotta rivive sempre nell'uomo, perchè prodotta dal peccato. Come un padre snaturato, menando una vita scandalosa, perverte con il suo cattivo esempio anche i figli, così Adamo ha pervertito il mondo.


Quello che adesso sto annunziando, tu, caro fratello, lo puoi liberamente riferire, poichè è urgente che l'umanità si scuota e si svegli, che non dorma nel pantano della colpa, che riconosca l'onnipotenza di Dio, tre volte Santo, e che dal suo cuore sgorga latte e miele e non livore.


I flagelli se li procura l'uomo con le sue manifestazioni di ribellione contro l'Altissimo Dio. L'uomo, abbandonato a se stesso da Dio, si avvia verso il baratro di ogni perdizione.


Scrivi anche questo:


Non si comprende abbastanza la grande importanza dell'anima quando deve comparire innanzi all'Infinita Maestà di un Dio Giudice.


Anche certi Santi, pur avendo eccelsa santità, hanno per pochi istanti attesa l'entrata nell'eterna gloria per certe cose che sembrano all'occhio umano dei nonnulla.


Ogni anima deve corrispondere secondo i talenti elargiti dal Signore.


Ti lascio, o fratello, questa eredità: Il Crocifisso, l'Eucaristia, il Cuore Immacolato di Maria e le anime da salvare!





Per richiedere i libretti scrivere a:

OPERA CARITATIVA SALESIANA “DON GIUSEPPE TOMASELLI”

Viale Regina Margherita 27 - 98121 MESSINA - offerta libera - CCP. n. 12047981



segunda-feira, 24 de setembro de 2012

La Messe avec Saint Pio de Pietrelcina

La Messe avec Saint Pio de Pietrelcina


179_001
La Messe avec Saint Pio de Pietrelcina
On a pu dire de Padre Pio que sa journée se décomposait ainsi: préparation à la messe, célébration de la messe, action de grâces de la messe. Suivre pas à pas Padre Pio dans la célébration de la messe, pour autant qu'on le puisse: voilà qui éclaire singulièrement la figure du saint capucin, et fait entrer dans la dynamique générale de son existence: louange au Dieu Trinité, union avec Jésus crucifié, sacrifice de soi pour le pardon de péchés et le soulagement de la souffrance. Voilà aussi qui nous indique la porte d'entrée et le chemin: l'Eucharistie.
411_001La préparation à la messe

«
L’Eucharistie était le centre d’attraction vers lequel convergeaient tous les moments de la journée de Padre Pio. Chaque heure du jour était une préparation ininterrompue et une action de grâce continuelle à Jésus dans le Saint Sacrement ». (Père Tarcisio, « La messe de Padre Pio ») Un autre frère capucin a témoigné avoir dû, à plusieurs reprises, « arrêter » Padre Pio en pleine nuit, alors qu'il se levait déjà et s'en allait à l'église: la faim du Corps, la soif du Sang du Christ le tenaillaient au point qu'il ne pouvait attendre plus longtemps... ni l'heure, ni la fatigue, ni un état de santé bien souvent délabré, rien ne semblait être un obstacle valable. Padre Pio l'écrivit (et le dit) à de très nombreuses reprises; voici, par exemple, ce qu'il décrivait à son Père spirituel, Padre Benedetto, le 29 mars 1911: « Mon cœur se sent comme attiré par une force supérieure avant de s’unir à lui le matin dans le sacrement de l’Eucharistie. J’en ai une telle faim et une telle soif, avant de le recevoir, que peu s’en faut que je ne meure d’inanition. Et c’est justement parce que je ne peux pas ne pas m’unir à lui que je suis obligé d’aller me nourrir de sa chair, parfois même malgré ma fièvre. » Padre Pio est alors à Pietrelcina, dans sa famille, depuis une année, pour des raisons de santé, et il a été ordonné prêtre quelques mois auparavant le 10 août 1910. Il connaît à cette époque une nuit mystique, état spirituel dans lequel il ne sent souvent plus rien de Dieu. Le dernière phrase de la citation prend alors toute sa force: sa faim de l'Eucharistie est d'autant plus forte que Jésus lui semble absent; il désire le Corps du Christ; il le veut ainsi, car il en a fait l'expérience, et surtout parce que la Foi de l'Église l'affirme: Jésus est réellement présent dans le Sacrement de l'autel. Il y a donc toujours un lieu et un temps où le trouver: la messe. Quand, finalement, Padre Pio n'était pas arrêté (par sa santé, par un frère bienveillant pour Padre Pio, et fatigué pour lui-même), il commençait une longue préparation à la célébration de la messe. On pourrait ici reprendre la remarque du Curé d'Ars, répondant à quelqu'un qui s'étonnait de l'heure qu'il passait en prière devant le Saint-Sacrement avant de célébrer: « Je vais toucher le Bon Dieu et je vais lui commander, et vous ne voulez pas que je me prépare! »
Voilà qui nous interroge sur notre propre faim du Corps du Christ, sur notre soif de son Sang, sur ces autres réalités que nous désirons plus que le Seigneur. Un autre texte de Padre Pio peut être lu ici. Padre Pio rapporte ici des paroles de Jésus qui lui est apparu dans un vision mentale: « Ils me laissent seul de jour comme de nuit dans les églises. Ils ne se soucient plus du sacrement de l’autel; on ne parle plus de ce sacrement d’amour; et même ceux qui en parlent, hélas, avec quelle indifférence, avec quelle froideur ils le font! Mon Cœur est oublié. Personne n’a plus souci de mon amour. Je suis toujours dans la tristesse. Pour beaucoup, ma maison est devenue un théâtre; il en est ainsi de mes ministres eux-mêmes, que j’ai toujours regardé avec prédilection, que j’ai aimés comme la pupille de l’œil. Eux, ils devraient réconforter mon cœur plein d’amertume, ils devraient m’aider à sauver des âmes. Or, qui le croirait, je reçois de leur part beaucoup d’ingratitude. Je vois, mon fils, beaucoup de ceux-là qui… (ici, il se tut, la gorge serrée, et il pleura en silence) me trahissent avec des airs hypocrites par des communions sacrilèges, foulant aux pieds les lumières et les forces que je ne cesse de leur donner ». (Lettre au Père Agostino, 12 mars 1913) Ce texte nous interroge sur ces petits détours que nous ne faisons pas pour passer, ne serait-ce qu'un moment dans l'église devant laquelle on passe. N'est-ce pas là une préparation lointaine à la messe? N'est-ce pas là un indice de notre faim (ou non-faim) de l'Eucharistie, et un moyen de la raviver, de l'entretenir? Ce texte nous renvoie aussi à une désinvolture que l'on rencontre parfois au début de certaines célébrations, où le bruit et les distractions font que nous n’attendons pas Jésus en vérité et dans le recueillement: bruits dans l’assemblée, distractions de notre esprit.
304_001
Les rites de pénitence
Eucharistie et pardon

Padre Pio a été un fervent apôtre de la communion fréquente et, si possible, quotidienne. (La communion fréquente est une raison pour laquelle Padre Pio avait une vénération immense pour le pape Pie X qui l'avait promue, et qu'il le considérait comme le plus grand pape des temps modernes.) Rien, déclarait Padre Pio, rien, excepté la certitude d'un péché mortel, ne doit écarter un chrétien du Corps du Christ. Plus encore, en ces temps (ceux du Padre Pio… et les nôtres) d’indifférence, voire « d’apostasie silencieuse » (selon l’expression de Jean-Paul II), la communion est une nécessité vitale: « En ces temps si tristes où tant d’âmes sont apostates, je ne peux pas m'imaginer que l'on puisse vivre de la vraie vie sans la nourriture des forts. (…) Le moyen le plus sûr pour échapper à la corruption est de nous fortifier avec l'Eucharistie. Celui qui vit sans se rassasier de la chair immaculée de l'Agneau Divin, ne pourra ni éviter le péché, ni progresser dans la voie de la perfection ». (Lettre de Padre Pio à Raffaelina Cerase, 15 mai 1914) Seul, donc, le péché mortel est un obstacle à la communion fréquente; cependant nul n’est, par lui-même, digne de communier, de recevoir Dieu en son corps et en son âme. Le court dialogue qui suit, le déclare d'une manière radicale: « Père, je me sens tellement indigne de communier! Vraiment, j'en suis indigne! «
« C'est vrai, nous ne sommes pas dignes d'un tel don; mais une chose est d'y prendre part indignement en état de faute grave, une autre est de ne pas en être dignes. Tous, nous en sommes indignes; mais c'est Jésus qui nous invite, c'est lui qui le désire. Soyons donc humbles et recevons-le d'un coeur rempli d'amour ». (Propos recueillis par Giorgio Festa)
Les rites de pénitence du début de la messe, comme ceux qui précèdent la communion (Agneau de Dieu… Seigneur, je ne suis pas digne de te recevoir…), sont spécialement dédiés à cette conscience que nous avons besoin de la communion tout en en étant indignes; puis à une prière demandant la vraie humilité. Selon Padre Pio, il ne faut jamais oublier deux dimensions fondamentales de la messe: la première est que c’est le Seigneur qui nous invite, et non pas nous qui décidons ceci ou cela; la seconde est la dimension sacrificielle de l’Eucharistie : pendant la messe, en la personne du prêtre, le Christ accomplit l’œuvre de salut et de miséricorde qui nous libère de nos péchés. La communion au Corps du Christ est pardon des péchés, selon la parole de saint Jean: « Le sang de Jésus nous purifie de tout péché ». Cela, bien évidemment, toujours selon Padre Pio, doit être accompagné de la réception régulière du pardon dans la confession.
758_001
Le Gloria
Le Gloria de la Messe nous renvoie aux deux moments principaux de la manifestation de la Gloire divine dans l’Evangile: Noël et Pâques. (Rappelons qu’il est omis durant l’Avent et le Carême, périodes préparatoires à ces deux fêtes.) Rien n’est dit de cette partie de la messe, en relation directe avec Padre Pio. Prenons alors appui sur « sa » conception de la gloire, en rapport avec ses deux fêtes, comme avec la Transfiguration. Noël, d’abord. Nous savons tous l’émerveillement de Padre Pio lors de cette fête qui célèbre la naissance du Dieu-Homme. Jésus est la Lumière qui éclaire le monde désormais; il est, ainsi que Padre Pio l’écrit dans une méditation sur l’Epiphanie, la véritable étoile qui guidait les mages, qui nous guide au milieu des ténèbres. Or, quelles sont les ténèbres les plus profondes, sinon celles du péché? Justement, le Gloria est proclamé après la prière pénitentielle, où la miséricorde divine a été affirmée et donnée. Comment ne pas nous en réjouir, nous en émerveiller? Gloire à Dieu… Vrai chant des anges, comme un nouveau Noël, ainsi que le dit Jésus: « Il y a de la joie chez les anges du ciel pour un seul pécheur qui se convertit » (Lc 15,10). La gloire de Noël n’est cependant pas définitive et totale. L’histoire du monde se poursuit, et avec elle l’histoire de chaque homme, heureuse et dramatique. La gloire est en avant de nous. Il s’agit alors de ne pas s’arrêter à ce qui est certes donné par Dieu, mais n’est que transitoire. Ce qui est fondamental, c’est d’être avec Jésus, c’est qu’Il soit avec nous. Ainsi Padre Pio écrivait-il à ses filles spirituelles: « Dites-moi, mes chères filles, vous savez bien qu’à la naissance de notre Seigneur, les bergers ont entendu les chants angéliques et divins des esprits célestes. L’Ecriture nous le dit, mais elle ne dit pas que la Vierge sa Mère et saint Joseph, qui étaient les plus proches de l’Enfant, entendirent la voix des Anges et virent ces splendeurs miraculeuses. Au contraire, au lieu d’entendre les angelots chanter, ils entendaient l’Enfant pleurer et ils voyaient, dans la lumière émise par une pauvre lampe, les yeux de ce divin Enfant tout baignés de larmes, tremblant de froid. Alors, je vous le demande: N’auriez-vous pas choisi d’être dans l’étable obscure et pleine des cris du petit Enfant, plutôt que d’être avec les bergers, tout entiers pris par la jubilation de la douce mélodie céleste et la beauté de cette splendeur admirable? Si, très certainement. Vous vous seriez exclamé, vous aussi, comme saint Pierre: Il est bon que nous soyons ici… C’est bien là que vous vous trouvez, auprès de l’Enfant Jésus, tremblant de froid dans la grotte de Bethléem; et plus encore: vous n’êtes pas sur le Tabor avec saint Pierre, mais sur le Calvaire avec les Marie, où vous ne voyez que mort, clous, épines, impuissance, ténèbres extraordinaires, abandon et déréclition. Aussi, je vous invite à aimer la crèche de l’Enfant de Bethléem, à aimer le Calvaire du Dieu crucifié dans les ténèbres. Tenez-vous auprès de lui et soyez certaines que Jésus demeure en vos cœurs plus que vous ne pouvez le croire et l’imaginer ». (Lettre aux sœurs Ventrella, 1er octobre 1917) Le Thabor est le lieu de la Transfiguration, le Calvaire le lieu de la Crucifixion. Pour Padre Pio, il s’agit de la même montagne, celle où la Gloire et la Croix, la Lumière et les ténèbres, sont mêlées.
818_001
La liturgie de la Parole
Padre Pio était souvent ému jusqu’aux larmes en entendant ou en proclamant l’Ecriture Sainte au cours de la messe. Un jour qu’on lui en demandait la raison, il déclara: « Les dons de Dieu n’ont donc pas de valeur pour toi! Cela est-il de peu d’intérêt que Dieu dialogue avec ses créatures? » Dans la lecture et la méditation de l’Ecriture, il y a un dialogue réel entre Dieu et l’homme. Entendre la voix du Seigneur: quelle grâce, quelle émotion! Cette émotion, comme celle qui est vécue dans l’expérience de la miséricorde, n’est pas un sentiment occasionnel, un échauffement des sens, forcément ambigu. Elle est un mouvement profond de l’âme qui naît d’une familiarité avec la Parole de Dieu, en premier lieu l’Evangile. Cette familiarité se construit et se vit dans la prière. Dans ses lettres d’accompagnement spirituel, Padre Pio insiste beaucoup sur cet aspect : la méditation de la vie de Jésus prime sur toute autre méditation. Ainsi écrit-il à l’une de ses filles spirituelles, Annita Rodote: « Je désire de votre part une chose plus que toute autre: que votre méditation ordinaire se porte autant que possible sur la vie, la passion et la mort, sans oublier la résurrection et l’ascension de notre Seigneur Jésus Christ ». (8 mars 1915) Il va jusqu’à se faire le directeur de son directeur spirituel, le Père Agostino, afin que ce point soit clair dans l’esprit de ce dernier: « Ayez toujours le ferme propos, mon bon Père, de répondre généreusement à Jésus et de vous rendre digne de lui, c’est-à-dire semblable à lui et orné des adorables perfections révélées par l’Ecriture et l’Evangile. Mais pour que cette imitation soit possible, il y faut une réflexion quotidienne sur la vie de celui qui se propose comme modèle. De cette réflexion naît l’estime de ses actes, et de cette estime le désir et le réconfort de l’imitation ». (27 février 1918)
174_001
L'offertoire
L’offertoire était l’un des moments les plus marquants de la ‘‘messe de Padre Pio’’. Padre Pio restait immobile de longues minutes, parfois jusqu’à une demi-heure, l’hostie puis le calice levés devant ses yeux où, souvent, des larmes venaient. C’est comme s’il était pris par une force mystérieuse. On lui demanda un jour: « Pourquoi pleurez-vous pendant l’offertoire? » Padre Pio répondit: « C’est parce qu’à ce moment, l’âme est séparée du profane ». Plus qu’auparavant encore, le Seigneur séparait son serviteur de toute réalité secondaire, le rendait parfaitement indifférent à ce qui se passait autour de lui. Si Padre Pio vivait l'ensemble de la Messe comme le sacrifice et la passion de Jésus, et le moment de la consécration comme la crucifixion de Jésus (il s’accordait en cela avec l’enseignement de l’Eglise, réaffirmé récemment dans l’encyclique de Jean-Paul II « L’Eglise vit de l’Eucharistie »), on peut considérer que l’offertoire le renvoyait au temps précédent cette crucifixion. Un passage de sa correspondance fait un parallèle entre le dépouillement que Jésus subit avant la crucifixion et la séparation des choses profanes, que nous venons d’évoquer pour l’offertoire: « Sur le mont Calvaire, habitent les cœurs que l’Epoux céleste favorise de son amour divin… Mais fais attention à ce que je vais dire: Les habitants de cette colline doivent être dépouillés de toutes habitudes et affections terrestres, de même que leur roi fut dépouillé des vêtements qu’il avait lorsqu’il y arriva. Remarque, ma bonne petite fille, les vêtements de Jésus étaient saints, n’ayant pas été profanés quand ses bourreaux les lui enlevèrent chez Pilate. Il était cependant juste que notre divin maître s’en dépouille pour nous montrer que rien de profane ne doit être porté sur cette colline. Prends donc garde, ma bonne petite fille, d’entrer au festin de la Croix, qui est mille fois plus délicieux que les noces mondaines, sans le vêtement blanc, nettoyé de toute autre intention que de celle de plaire au Divin Agneau ». (Lettre à Ermina Gargani, 28 décembre 1917)
831_001
La prière eucharistique
Le texte qui suit, est le compte-rendu que le père Hamel, sulpicien français, professeur de séminaire, fit après avoir assisté à la messe de Padre Pio, quand il se rendit à San Giovanni Rotondo en 1950. Par la sobriété des mots et la justesse de son regard, ce texte nous aide à ‘‘entrer’’ dans la célébration de Padre Pio.
Décrire cette messe est difficile, pour la raison très simple qu’elle n’offre rien de spectaculaire et que vous êtes pris dans l’action liturgique. Cet homme a le don de faire prier. Dans ces conditions, observer est quasi impossible. Il reste qu’après coup, vous pouvez revivre la scène et en décrire la particularité. À voir les choses du dehors, le premier détail qui frappe est évidemment la durée, mais une fois encore après coup seulement. Car pendant la cérémonie, vous ne sentez pas le temps. La messe du Padre Pio dure une heure et quart… De l’offertoire, nous n’avons retenu qu’une chose, le geste soutenu de l’oblation, près de cinq minutes. Les paroles sont dites lentement, une à une, séparées; les yeux ne quittent pas la croix; le corps immobile; une oraison muette prolonge l’offrande. Relisez cette offrande, vous devineriez tout ce que le Padre peut y mettre. Toute la portion qui jusqu’à la Consécration et qui durera vingt minutes est en effet marquée par une détresse physique et morale, singulièrement émouvante. On a l’impression que le Padre essaye de retarder le plus possible le dénouement du sacrifice, comme si, à mesure qu’approche la consécration, une panique se développait en lui. Tout son comportement l’indique: ses plaies peut-être s’ouvrent, ou du moins le font souffrir, si l’on en juge par les crispations des mains, la sueur, le déplacement incessant des pieds, sur lesquels il n’ose s’appuyer, le masque parfois convulsé des traits du visage. On ne peut s’empêcher d’évoquer l’Agonie… On est en effet obligé de reconnaître que son comportement extérieur exprime des sentiments très différents selon les moments de la messe. Sur la toile de fond de la Passion, il est facile de voir que le Padre Pio suit le parcours de Notre Seigneur, du Cénacle au Calvaire… L’anxiété atteint son paroxysme avec la Consécration où le Padre semble vivre la mise en Croix. Les paroles sont hachées, dans une sorte de hoquet.
716001
La communion
Le texte précédent évoquait déjà la manière dont Padre Pio communiait. Ce texte est, dans la suite, plutôt de l’ordre de la réflexion. On pourra relire également le second article de cette série, qui rappelait l’insistance de Padre Pio pour la communion fréquente.
Une force nouvelle d’union
L’Eucharistie est une force qui ouvre au don et à l’accueil, ainsi qu’à l’unité qui en découle. Cette unité, cette cohésion dépasse les limites du temps et de l’espace, car elle est la « force » même de la communion trinitaire : elle est l’amour. Padre Pio l’exprime bien quand il affirme: « L’Eucharistie est un don nouveau et absolument unique de l’amour immense de Jésus pour nous. Parce qu’en se donnant en nourriture et en boisson pour l’homme, il s’unit à lui de la manière la plus parfaite qui puisse exister entre le Créateur et la créature ». (Lettre à Giusseppina Morgera, 5 mai 1916) Dans son Encyclique sur l’Eucharistie, Mystici Corporis, le pape Pie XII écrivait dans le même sens: « Le divin Rédempteur s’est uni très étroitement, non pas seulement avec l’Eglise, son épouse aimée, mais aussi, en Elle, avec l’âme de chaque fidèle, avec lequel il désire ardemment s’entretenir dans des colloques intimes, spécialement après qu’il s’est approché de la table eucharistique ». (n°88)

L’expérience d’union de Padre Pio

Cette expérience mystique, Padre Pio l’a vécue d’une manière particulière, ce qu'il raconte au Père Agostino, le 18 avril 1912: « C’est à peine si j’ai pu me rendre auprès du divin Prisonnier pour célébrer la messe. Une fois celle-ci finie, je suis resté avec Jésus pour faire mon action de grâce. Oh, comme elle fut suave, la conversation que j’eus avec le paradis ce matin-là, à tel point que, même si je le voulais, il me serait impossible de tout vous dire. Il y a des choses que l’on ne peut traduire dans un langage humain sans qu’elles perdent leur profond sens céleste. Si vous me passez l’expression, mon cœur et celui de Jésus ont fusionné. Il n’y avait plus deux cœurs qui battaient, mais un seul. Le mien avait disparu comme une goutte d’eau dans la mer. Jésus était son paradis, son roi. La joie était en moi si intense, si profonde, que je n’ai pu me contenir: mon visage était inondé des larmes les plus délicieuses ». Cette communion des cœurs, que Padre Pio décrit comme une fusion, est l’une des premières manifestations de son union avec Jésus Crucifié. Assez rapidement, la dimension de la croix apparaîtra dans ce phénomène, sous la forme d’une blessure; ainsi, le 26 août de cette même année, il écrit, toujours au Père Agostino: « Ecoutez ce qui m’est arrivé vendredi dernier. J’étais à l’église en train de faire mon action de grâce après la messe, quand je me sentis tout à coup le cœur transpercé par un javelot de feu si vif et si ardent que je crus en mourir. Les mots me manquent pour vous faire comprendre l’intensité de cette flamme: il m’est réellement impossible de le décrire. Me croirez-vous? L’âme victime de ces consolations devient muette. J’avais l’impression qu’une force invisible me plongeait tout entier dans le feu… Mon Dieu, quel feu! Quelle douceur! » Le 5 août 1918, ce sera la transverbération du cœur, et le 20 septembre Padre Pio recevra les stigmates.

C’est le Christ qui vit en moi
Revenons à la communion eucharistique. Cette communion met en l’âme tous les éléments de la vie spirituelle, elle la rend capable de posséder Dieu. Et posséder Dieu, cela signifie, comme l’explique saint Paul dans la Lettre aux Philippiens (2,5 et ss), vivre avec lui et par lui, ressentir les désirs, les angoisses, l’amour de Jésus pour l’humanité, partager ses sentiments, éprouver son zèle pour l’expansion du Règne de Dieu. En résumé, c’est se trouver dans la condition du saint du Gargano quand il s’exclame: « Tout se résume en ceci: Je suis dévoré par l’amour de Dieu et l’amour du prochain ». (Lettre au Père Benedetto, 20 novembre 1920) Cette union au Christ est le résultat de l’action toute mystique qui, parallèlement à l’action liturgique, se produit dans notre âme quand nous nous approchons de l’Hostie consacrée. De même que le Pain eucharistique est assimilé par notre corps, notre âme est absorbée par la divinité de Jésus: « La communion au Corps et au Sang du Christ nous fait devenir ce que nous recevons ». (Concile Vatican II, const. Lumen Gentium, n°26) Dans le cadre de cette vérité, le phénomène des stigmates trouve son explication. En Padre Pio, comme en saint François et en d’autres saints, la communion spirituelle avec le Christ s’est manifestée, de par la volonté divine, à l’extérieur, dans le corps: alors, la conformité de l’Amant et de l’Aimé est rendue parfaite. Plus nous aurons le désir de nous unir fréquemment à Jésus-Eucharistie, plus nous serons identifiés au Christ, jusqu’à ce que nous puissions dire: « Ce n’est plus moi qui vit, mais c’est le Christ qui vit en moi ». (Ga 2,20)

Eucharistie et Pénitence

Pour que nous puissions reprendre ces paroles de saint Paul aux Galates, nous devons vivre dans la grâce, nous abstenir, autant que cela nous est possible, du péché: « En effet, si nous aspirons à la communion avec Lui, nous devons contempler sa vie toute divine dans la chair et, l’imitant dans sa pureté sans péché et sainte, nous élever à un état divin et immaculé. Ainsi, nous recevrons la communion et la ressemblance avec Lui, comme Il nous l’a promis ». (Pseudo-Denys, Ve siècle) Le sacrement de la Pénitence, joint à celui de l’Eucharistie, nous aide à nous fortifier contre nos faiblesses humaines et contre les tentations de l’ennemi.
padre_pio4
Texte extrait du blog: http://exorciste33.over-blog.com